Nel Flusso dell’esistenza

Ma tu non sei Avvocato? Si, certo, da oltre 20 anni.

Ma perché il corso di formazione per insegnanti di Yoga?

Perché a 50 anni   il desiderio di dare corpo a una passione diventa  una necessità incontenibile.

Perché il pensiero che la vita debba racchiudersi, unicamente e per sempre, in quella scelta compiuta a vent’anni, ha il sapore amaro ed ingrato di un rifiuto delle bellezze della vita.

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Una vita più semplice

Un giorno qualunque, le incantevoli immagini di luoghi remoti, i coinvolgenti racconti di esperienze rivoluzionarie, le storie di modi di vivere tanto diversi dal nostro, iniziano a incidere sullo schermo della mente ipotesi sempre più affascinanti, quel “e se…?” cui non hai mai creduto seriamente.

Lo strisciante sconforto, la crescente insofferenza verso uno stile di vita vuoto ed insignificante, che ha ceduto alla meccanicità, che si è adagiato tanto lontano dal contatto con la natura, presto o tardi alzano la voce. Sollevi lo sguardo cercando una spiegazione: qual è il tuo posto, quale la tua missione, se ne hai una, quale la ragione per accettare supinamente un mondo assurdo?

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La misura della forza

L’ho notata appena, un’occhiata rapida e ho realizzato solo con qualche istante di ritardo che si trattasse proprio di lei.

E sempre con quell’istante di differimento ho realizzato la tristezza come una maschera sul volto, lo sguardo smarrito, il tono dimesso dell’aspetto in generale.

Ma non ho tardato – che anzi è stata proprio un’osservazione di qualche giorno prima – a rendermi conto che non si fosse più fatta sentire e che, evidentemente, i suoi programmi fossero cambiati.

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Delle umane contrapposizioni

Il cielo nuvoloso e scuro inganna l’orologio mentale e immerge tutto in una luce quasi crepuscolare, mentre è da poco passato mezzogiorno. L’umidità preannuncia pioggia e rende scomoda e fastidiosa questa breve trasferta nella parte alta del paese. La verità è che la breve trasferta sarebbe fastidiosa comunque, perché l’impegno che mi attende non è quello che si ha proprio voglia di affrontare alzandosi al mattino.

Trovo Francesco, il mio cliente, intento ad aggiustare qualcosa, mi accoglie entusiasta, bontà sua, ed il suo calore non è affatto reciproco, anzi, non vorrei proprio rivolgergli la parola, perché non dovrei nemmeno trovarmi qui. Lungo la strada ho intravisto il tecnico che dovrà raggiungerci, mentre dall’appartamento al piano superiore giunge, un po’ ovattato, il sommesso conversare dei due fratelli che rappresentano la nostra controparte.

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Fermi nella corsa del tempo

Nel sempre più rapido avvicendarsi delle stagioni, osservo il mondo che cambia, il paesaggio che si trasforma, le persone che invecchiano, i giovani che crescono e si aprono a nuove opportunità. Tutto procede, sospinto da un moto di accelerazione, in cui, mentre provi a seguire un processo, ti perdi quell’altra trasformazione, tanto che appena ritorni con lo sguardo ti ritrovi già perso, disorientato, privo di riferimenti.

E’ così, questa strana epoca che abbiamo l’occasione, la sorte o il privilegio di vivere.

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Del voltare pagina per tornare a sé

Una separazione come tante e, in quanto tale, unica.

Il consueto fagotto pieno di fatti intimi, di storie delicate come petali, frammenti di un’antica complicità, che vengono rovesciati sulla mia scrivania, come pagine dai margini consunti, tante volte corrotte dal tarlo del risentimento.

Ascolto e non vorrei sapere proprio tutto. Loro ritengono necessario che io sappia, e, si, fino ad un certo punto lo è; oltre quel punto, è come sbirciare da una serratura, come aprire un diario segreto, rovistare nel contenuto di un cassetto. Poi, quando gli spigoli del conflitto si smussano e tutto finisce, loro, i protagonisti di un pezzo di esistenza si disfano di quel bagaglio, che rimane lì tra le mie carte, come una valigia abbandonata alla stazione, un segreto condiviso con me stessa e lo strascico di un non voluto, seppur inevitabile, giudizio, sull’uno e sull’altro.

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