Fermi nella corsa del tempo

Nel sempre più rapido avvicendarsi delle stagioni, osservo il mondo che cambia, il paesaggio che si trasforma, le persone che invecchiano, i giovani che crescono e si aprono a nuove opportunità. Tutto procede, sospinto da un moto di accelerazione, in cui, mentre provi a seguire un processo, ti perdi quell’altra trasformazione, tanto che appena ritorni con lo sguardo ti ritrovi già perso, disorientato, privo di riferimenti.

E’ così, questa strana epoca che abbiamo l’occasione, la sorte o il privilegio di vivere.

E questo rapido mutamento, talvolta, ho la sensazione di essere la sola o con una ristretta compagnia, a notarlo, mentre tanta gente sembra immersa in un soffice sofà in cui tutto è uguale e fermo; in cui esigenze e priorità restano immutate, in cui tra gli scaffali di un negozio si cercano le cose di sempre e i discorsi sono sempre quelli.

Eppure il mutamento è enorme, notevole, siamo indiscutibilmente su un piano differente rispetto a ieri, dieci livelli oltre, rispetto all’altro ieri.

C’è un risveglio diffuso ma sotterraneo, come un sussurro che si percepisce appena da sotto terra, ma c’è, esiste, come un’opera di ricostruzione e rinascita che si sta preparando da qualche parte, non vista, non udita, la cui sommessa eco viene facilmente coperta dai rumori assordanti, dissonanti, confusi e sostanzialmente inutili della sorda civiltà che brama e si affanna.

Lavorare è sempre più faticoso, scrivere un atto, fare una ricerca, programmare una notifica, sono più ardui di scalare un monte, come a non voler dissipare in beghe che non mi appartengono la preziosa energia che vuol correre altrove.

Ma l’impegno preme e spinge e tra urti e strattoni si fa largo nelle mie giornate, tra email e telefonate fatte di nulla. Talvolta provo un senso di colpa per il malanimo con cui osservo sul telefono i numeri che mi chiamano, le persone che hanno bisogno di un incontro, di un colloquio, di un aiuto. Ma la sensazione che tutto ciò non mi appartenga è sempre più ingombrante della migliore empatia di cui sono capace. Una sensazione che viene esasperata quando mi soffermo in una subitanea riflessione e prendo atto di non avere alcun piano B, così che in quell’amara riflessione ritrovo la spinta a procedere su un percorso sempre più spento, avvilente, e totalmente privo di gratificazioni.

Reggendo la mia tazza di caffè, cerco ispirazione nel pezzetto di cielo che scorgo dal mio giardino, nei colori sempre diversi di albe e tramonti, nel giro sempre più stretto che il sole percorre fino al solstizio, sopra la mia testa, in attesa del luminoso momento in cui il suo tragitto inizierà ad espandersi nuovamente, accompagnando l’avvento delle nuove stagioni. In questo libro dalle pagine sempre nuove che è il tempo, mi impongo di accantonare i pensieri e, semplicemente, fare, senza giudizio.

3 pensieri su “Fermi nella corsa del tempo

  1. Hai ragione tutto cambia in fretta ma a quasi tutti sembra di stare fermi. Parlare, scrivere, esprimere pensieri a volte è come scalare una montagna senza l’attrezzatura giusta e scoraggiati ci sediamo a riprendere fiato.
    Bella serata

    1. Già, è un momento molto particolare della storia, è importante rendersene conto e cercare di vivere consapevolmente, anziché lasciarsi trascinare inerti, seguendo sotto ipnosi le indicazioni dei padroni del mondo.

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